La logica del silenzio-dissenso
pubblicato da Giulia lunedì, Maggio 14, 2007 14:14Più ci penso, più mi sembra evidente che la manifestazione a piazza Navona sia stata una martellata nelle palle. A volte bisogna sapere quando stare zitti, e conservare una certa dignità in faccia all’isteria altrui. Invece ci si è fatti prendere dal panico: presto, presto! Serriamo le fila! Combattiamo contro gli esaltati che vorrebbero rimettere indietro l’orologio della società italiana di almeno cinquant’anni! Facciamo vedere che non siamo come loro, razzisti, omofobi, bigotti e così ottusi da farsi manipolare dalle gerarchie di una Chiesa che ormai sta combattendo una battaglia apertamente politica come mai dai tempi del divorzio!
E invece bisognava lasciarli perdere. Lasciare che andassero in piazza, tutti quanti con i loro cappellini con scritto “Dio” (non s’è capito se nel senso “io sono” o “è il mio co-pilota”: probabilmente un po’ di tutt’e due), i loro pupi in passeggino partecipanti involontari, i loro signoramia-doveandremo-afinire, i loro mariagiuseppeeilbambinello! ripetuti istericamente come un mantra, La canzone del sole fatta con la chitarra senza rendersi conto che parla di sesso prematrimoniale in giovanissima età, gli inni alla famiglia trasmessi dagli altoparlanti tutti ad opera di divorziati o concubini come Venditti, Baglioni e Jovanotti, Povia che lui sarebbe andato dall’altra parte ma lo pagavano, la Ruggiero che tira pacco all’ultimo perché i fan le fanno notare che, Berlusconi divorziato, risposato e padre di ragazza in dolce attesa fuori dal matrimonio che pontifica su cosa distingue i veri cattolici dai falsi cattolici (e si prende il cazziatone secco di Prodi). Lasciarli andare, mettere su tutto il baraccone, e poi, con calma, applicare la Logica Ruini.
Vale a dire: chi non si presenta dissente.
Loro sono, quanti? Cinquecentomila, secondo la Questura? Un milione, secondo loro? Esticazzi: noi siamo cinquantanove milioni.
Se al referendum sulla fecondazione assistita hanno vinto i cattolici non andando a votare, e la schiacciante maggioranza dei “sì” nei risultati non conta nulla, non c’è alcun motivo per cui questo mezzo milione di parrocchiani decerebrati e pieni di pregiudizi debba decidere per tutti. Le leggi – tutte le leggi che servono in questo caso, a tutela di tutte le forme di famiglia – si fanno perché devono essere fatte. Si fottano i parrocchiani, e i vescovi stiano al loro posto, si occupino delle magagne che hanno e non sono poche. Quando vorremo un parere glielo chiederemo.
Invece no, si è dovuti andare in piazza Navona, sapendo che senza l’imponente e capillare organizzazione delle parrocchie sarebbe stato impossibile anche solo andare in pareggio. Sapendo che la manifestazione pro-Dico non aveva raccolto più di ventimila adesioni, e che se si continua a manifestare contro qualcuno e non a favore di qualcosa si fa esattamente il gioco di quelli che mandano in giro la gente col cappellino da Dio. La politica non si fa contro, si fa per qualcosa: le famiglie hanno bisogno di assistenza, e allora diamogliela, qualsiasi forma abbiano. E finiamola di perdere tempo.