Non capirci nulla, reloaded
pubblicato da Giulia giovedì, Ottobre 25, 2007 8:53Per rimediare al pastrocchietto del Ddl sull’editoria, Ricardo Franco Levi ha proposto un comma aggiuntivo. Ed è una genialata. Copio e incollo da Repubblica.it:
Il comma aggiuntivo – ha spiegato Levi – dice che sono esclusi dall’obbligo di iscrivere al Roc i soggetti che accedono o operano su internet per prodotti o siti ad uso personale e non ad uso collettivo. “Vuol dire che sono esclusi i blog che non rientrano in questo comma teso a ridefinire le responsabilità di chi opera su internet” […]
“Uso personale”? Che cosa vuol dire, “uso personale”? Significa che sono esentati dal rastrellamento solo i blog di quelli che raccontano quello che hanno mangiato a colazione a un pubblico di soli utenti registrati? E’ possibile parlare di “uso personale” per un mezzo di comunicazione? Ogni volta che io posto qualcosa qui, è personale solo nella misura in cui l’opinione espressa è la mia: ma anche un’opinione, volendo, è informazione. I pezzi d’opinione ci sono su Repubblica come ci sono su Macchianera. Macchianera non è un blog personale nel senso stretto del termine, come non lo è Tom, come non lo è Sorelle d’Italia, potrei citare altri esempi ma si è capito cosa voglio dire. Che cos’è un “blog personale”? Un blog il cui proprietario parla solo ed esclusivamente dei fatti suoi? E se una volta gli scappa di fare un’inchiesta, che cosa gli impedisce di postarla? Quell’unica inchiesta, a prescindere dal suo valore, è sufficiente a fargli perdere lo status di “blog personale”? E soprattutto: qualcosa che viene potenzialmente letto da milioni di persone è o non è intrinsecamente “ad uso collettivo”?
Si preoccupano, gli affranti legislatori, di non usare il termine “blog” nella legge. Il che è anche giusto: il blog è, alla fine dei conti, un software. Quello che ci faccio io non è quello che ci fa un altro, ma di fatto, sempre di blog si parla: se però Repubblica.it montasse tutto l’ambaradàn su WordPress (o Movable Type, o quello che vi pare), Repubblica.it sarebbe un blog? No, sarebbe un giornale.
Il punto a cui siamo arrivati è questo: non è più possibile tracciare delle linee identificative precise di cosa sia informazione e cosa non lo sia, né di chi faccia o meno informazione in rete. Per la natura stessa del blog, estremamente flessibile e aggiornabile sempre e in ogni luogo, anche il blogger più pastasciuttaro può trasformarsi in un attimo in testimone del suo tempo. La divisione fra blog, webzine e testate giornalistiche online è sempre più labile, sempre meno agevole: qualsiasi provvedimento di legge che tenda a stabilire dei confini è destinato al fallimento.
(grazie a Fu per la segnalazione)
Ma ci fate o ci siete? « Archivagando says:
Ottobre 25th, 2007 at 1:16
[…] Ma ci fate o ci siete? Pubblicato 25 Ottobre 2007 media , ribellarsi è giusto Parlo di Riccardo Levi e della sua trista legge sull’editoria, ormai stranota e comunemente sbeffeggiata “urbis et orbis”, soprattutto nella parte che riguarda i blog. Vi rimando all’intelligente commento dell’autrice di “Sai tenere un segreto” e consiglio di seguire questo bel blog che fa ridere e pensare e incazzarsi, tutto contemporaneamente. Anche “Fika sicula” ha postato l’argomento nel ben noto stile corrosivo del suo Blog “Femminismo a Sud”. E se continua così, non vedo molto futuro per il decreto legge, ma nemmeno per il suo estensore (e, se è per quello, nemmeno per il governo). Insomma, ce l’hanno fatta, a fare il peggio che ci potevamo aspettare: ma al peggio non c’è mai fine, e dietro l’angolo cosa ci aspetta? […]